lunedì 14 maggio 2018

Le edicole sacre di Roma sono una caratteristica della nostra città


     Una Madonna dell’accoglienza inaugurata su palazzo Sforza Cesarini è opera di Mimmo Paladino, maestro della Transavanguardia, autore della Porta d’Europa a Lampedusa, con questa opera si vuole sollecitare l'inizio di una grande opera di restauro delle edicole sacre romane finanziato da una fondazione Giachetti. La fondazione Giacchetti ha stanziato 300.000 euro per restaurare 50 edicole sacre tra piazza Venezia e San Pietro scelte tra 250 edicole. Ma ci sono ostacoli di natura burocratica, 50 condomini, 50 cantieri, 50 pratiche presso soprintendenza.

Edicola sacra al Pantheon,
in piazza della Rotonda.


     Le edicole sacre di Roma, dette anche “Madonnelle”, sono espressione della fede popolare, ingenua ma sincera, vengono realizzate in seguito a qualche evento miracoloso, per una calamità sventata, per una epidemia cessata, un’avvenuta guarigione, altre come espressione di fede di un committente. Intorno all’immagine sacra si disponevano ex voto da parte dei fedeli che avevano chiesto ed ottenuto una grazia. L’edicola sorge agli incroci delle strade per dare luce quando non esisteva l’illuminazione pubblica poichè la fiammella che ardeva perenne era alimentata dai devoti di quell’immagine. In certi casi l’edicola non ospitava un dipinto ma una scultura in terracotta o in gesso, un mosaico o una stampa. Sono tutte opere di anonimi artisti, non mancano però nomi illustri: Antonio da Sangallo il Giovane, Perin del Vaga, ed altri meno conosciuti ma artisti professionisti che hanno lasciato le loro opere nelle chiese romane: Bicchierari, Berrettoni, Moderati. La maggior parte risale ai secoli XVII-XVIII, quelle più antiche sono state portate nelle chiese nel periodo della Controriforma e rappresentano l’immagine più venerata nel luogo sacro. La presenza delle edicole sacre è molto numerosa e significativa a Trastevere e nei rioni Ponte e Campo Marzio, si potrebbe disegnare un itinerario solo per ciascuno di questi rioni. Negli anni dell’ultima guerra e dell’immediato dopoguerra ne sorsero molte altre soprattutto nei quartieri periferici.
     Il rapporto con le architetture di cui fanno parte ed il tessuto urbano fanno di queste immagini un’interessante testimonianza storico artistica della nostra città che non ha uguali per numero e pregio ad alcuna altra città italiana.
Edicola sacra in piazza dell'Orologio, rione Parione.

     Dal 13 settembre al 30 ottobre 1990 si è tenuta una mostra a palazzo Braschi, sede del museo di Roma, dal titolo “Edicole sacre romane, un segno urbano da recuperare”. La mostra ha sottolineato le implicazioni sociologiche, religiose e urbanistiche delle “Madonnelle” in vista della loro salvaguardia[1]. In vista del Giubileo del 2000 il Comune di Roma, allora era sindaco Francesco Rutelli[2], ha provveduto ad una verifica a tappeto dello stato conservativo delle edicole censendone circa 600 solo nel centro storico, selezionandone prima 180, poi facendo un’ulteriore selezione di 104, le più interessanti o a rischio, che ha poi provveduto a restaurare coinvolgendo i proprietari dei palazzi.


[1] Mostra a palazzo Braschi. Dal quotidiano “la Repubblica” dell’ 8 settembre 1990.
[2] Francesco Rutelli. (Roma 14 giugno 1954), sindaco di Roma dal 1993 al gennaio 2001, è stato ministro dei Beni Culturali e vicepresidente del Consiglio dei Ministri del governo Prodi. 

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