Nella foto di ieri la chiesa di Ognissanti in via Appia Nuova (altezza piazza Re di Roma).
Una
delle prime chiese di Roma sorta fuori le mura su terreni della ex villa
Colonna[1],
già appartenenti alla famiglia del sindaco Prospero Colonna. La prima chiesa
costruita fuori le mura Aureliane fu la chiesa di San Gioacchino in Prati, in
via Pompeo Magno, nel 1898, ma siamo sempre in un rione. La prima chiesa
costruita nei quartieri fuori le mura fu Santa Teresa d’Avila a corso Italia
nel quartiere Pinciano nel 1902. Opera dell’arch. Costantino Sneider (autore
anche della chiesa dell’Immacolata a San Lorenzo), la posa della prima pietra
avvenne il 29 giugno 1914, i lavori furono interrotti per la guerra mondiale,
la chiesa fu ultimata nel 1920, secondo modelli di ispirazione romanica con
elementi bramanteschi. La parrocchia si estendeva dalle mura Aureliane a
Capannelle, fino ai confini con la diocesi di Albano. Le cinque campane furono
consacrate ed issate sul campanile il 29 giugno 1927. La facciata presenta dei
rilievi nelle lunette, al centro “Gloria della Madonna”. All’interno la chiesa
è divisa in tre navate da pilastri alternati a colonne di granito. Il tetto
presenta la copertura a volte a crociera. Una serie di finestre, nella navata
centrale, hanno le vetrate con santi, tra questi Don Bosco. In questa chiesa
papa Paolo VI celebrò la prima messa in lingua italiana (7 marzo 1965) dopo la
riforma del Concilio Vaticano II.[2]
Una piccola cappella esisteva
in zona già dal 1908 affidata da Pio X a Don Luigi Orione[3]
come ricorda una lapide posta su via Appia Nuova dopo via don Orione. Si
racconta che quando don Orione chiese al Papa di aprire una missione in Sud
America, egli, riferendosi ai prati fuori porta San Giovanni gli disse: “Quella
è la tua Patagonia. Là c’è tutto da fare”.
[1] Villa Colonna. Nella carta di Roma del 1911 consultata alla
biblioteca Appia oggi Mandela di via La Spezia la villa risulta con il nome di
Corvisieri.
[2] Chiesa di
Ognissanti. “Dal manoscritto
che sto ultimando su "I Ragazzi di Via Cerveteri". Ognissanti è stata
la mia parrocchia.. Di seguito ho scritto anche della prima messa in italiano
di Paolo VI. Era stato Papa Pio X Sarto ad affidare al sacerdote Luigi Orione
dei Figli della Divina Provvidenza la cura spirituale del nuovo quartiere. Era
il dicembre del 1908 quando il Pontefice inviò don Orione fuori Porta San
Giovanni, tra le baraccopoli sorte a ridosso delle mura Aureliane. Il sacerdote
iniziò la sua attività in un modesto oratorio di Via Alba da ove iniziò a
raccogliere tra i fedeli i fondi, per la nuova chiesa. Anche il Papa partecipò
alle donazioni. Egli non si limitò alla costruzione del luogo di culto ma creò
anche strutture d’incontro come una sala teatro e un campo da gioco. E’ qui che
saranno ospitati alcuni degli orfani vittime del terremoto della Marsica” del
gennaio 1915 che causò 30.519 morti.
Scritto da Felice Cipriani sulla pagina facebook “Sei dell’Alberone se…”
il 18.12.15.
[3] Don Luigi Orione (Pontecurone presso Tortona AL 1872 – San Remo
1940) di padre selciatore di strade, allievo dell’oratorio di Valdocco di
Torino fu notato da Don Bosco. Ordinato sacerdote nel 1895, aprì nuove case a
Noto, a San Remoe Roma. Nel 1903 il vescovo di Tortona riconobbe canonicamente
la Congregazione della Piccola Opera della Divina Provvidenza. Accorse a
soccorrere i terremotati di Reggio Calabria e Messina per il terremoto del 1908
che fece 90.000 morti. Nel 1913 inviò una missione in Brasile. Soccorse i
terremotati della Marsica nel 1915. Dopo la prima guerra mondiale si
moltiplicarono scuole, collegi, colonie agricole e opere assistenziali. Nelle
periferie fece sorgere i Piccoli Cottolenghi. Fondò il Santuario della Madonna
della Guardia a Tortona dove è sepolto. Morì a San Remo il 12 marzo 1940. Nel
1980 Giovanni Paolo II lo iscrisse tra i Beati. Proclamato santo dallo stesso
Papa nel 2004. “Il suo motto era: Ave Maria e avanti”. Da pagina facebook Sei
dell’Alberone se… “Una rimessa di cavalli venne trasformata in chiesuola. Come
fare per portarvi le persone? Don Orione percorse le strade del quartiere
scuotendo un grosso campanello e facendo cadere ogni tanto qualche caramella e
qualche soldino fino a che una piccola folla iniziò a seguirlo. Don Orione li
portò in chiesa”. Da: Angelo Bertuzzo in Sei dell’Alberone se…
Nessun commento:
Posta un commento