Siamo alla fine del 2019, proviamo a trarre un bilancio di questo anno di ciclismo professionistico.
Gli italiani hanno sfiorato il
titolo mondiale con Matteo Trentin, beffato sul rettilineo finale di Harrogate
(in Inghilterra) dove sembrava arrivato il momento di riportare in Italia la
maglia iridata 11 anni dopo la vittoria di Alessandro Ballan. Una medaglia di
argento che ci lascia con l’amaro in bocca. Bella la vittoria di Elia Viviani
agli Europei in Olanda. Siamo tornati a vincere una grande classica con Alberto
Bettiol che si è preso il Giro delle Fiandre.
Un dolore per tutti gli amanti delle due
ruote è stata la scomparsa di Felice Gimondi a 77 anni. Tutti lo
ricordiamo vincitore del Tour de France del 1965 alla sua prima partecipazione,
ma anche per i tre Giri d’Italia, l’ultimo nel 1976 a ben 34 anni, ci rimane
nel ricordo di tutti gli appassionati il mondiale di Barcellona del 1973 quando
vinse in volata davanti a Merckx, Ocana e Martens.
Ma torniamo al 2019. Straordinaria è stata
la stagione del francese Julien Alaphilippe che a primavera si è preso la
Strade Bianche, la Sanremo e poi la Freccia Vallone, ma non basta,
perché a luglio, sulle strade del Tour de France è stato per ben 14
giorni in maglia gialla dovendosi poi arrendere nella terzultima tappa ad Egan
Bernal. Questo giovane colombiano di 22 anni ha vinto anche la Parigi Nizza e
il Giro di Svizzera.
Il Giro d’Italia è stato buttato
via da Nibali per un errore tattico ammesso dai tecnici del team Bahrain e da
loro stessi riconosciuto, se lo è aggiudicato l’equadoregno Richard Antonio
Carapaz, seconda vittoria di un sudamericano al Giro (primo Nairo Quintana nel
2014). Non possiamo dimenticare lo sloveno Roglic che si è preso la Vuelta,
bravo anche il veronese Davide Formolo vincitore del Tricolore a Compiano in
provincia di Parma con una fuga solitaria di trenta chilometri.
Nella foto in alto Alberto Bettiol
foto tratta da it.wikipedia.org che si ringrazia.
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