martedì 10 aprile 2018

Sei romano de Roma se...

sai come si chiama e dove si trova la chiesa che vedi sotto.
Nella foto di ieri il quadro di 

MARIO MAFAI[1], Donne che si spogliano, 1934.
   Insieme a Scipione è il maggior interprete della scuola romana. Un suo tema specifico fu quello delle demolizioni, una poetica visione del volto imperiale che Roma avrebbe dovuto assumere durante il fascismo. La moglie Antonietta Raphael, lituana, lo aiutò a superare il clima novecentista italiano.
   Premio di pittura alla II Quadriennale romana. Le due modelle si spogliano nello studio del pittore, ma l'ambientazione è tragica, le figure femminili emergono da uno sfondo con delle ombre inquietanti, forse le ombre della morte. Le pose delle modelle nulla concedono alla grazia femminile.


[1] Mario Mafai (Roma 1902 - 65) Respinto dall'Accademia con Scipione studiò nudo dal vero, sposò la pittrice Antonietta Raphael che aiutò i due giovani irrequieti amici a spezzzarre il cerchio novecentesco, arcaizzante e monumentale della pittrua italia ufficiale. Nacque così la scuola romana, visionaria e potente in Scipione, sensuale e tenera in Mafai. Un nuovo tema, sottilmente eversivo in clima imperiale è fornito dalle demolizioni. Durante la guerra e l'occupazione tedesca sembra ispirarsi a Goya nella serie delle torture "Fantasie" del 1941-43. Nel dopoguerra fu neorealista, poi si accostò all'astrattismo senza mai rinunciare alla sua natura di colorista e di poeta della dolcezza e decadenza ineluttabile delle cose umane. Sue opera alla Gnam.

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