mercoledì 9 gennaio 2013

Una scenetta romanesca doc in un ufficio postale di Roma.


     Gli uffici postali di Roma sono opere architettoniche di rilevo che
occupano un posto nella storia dell'arte italiana e non solo. A cominciare
dalla sede centrale in piazza San Silvestro, costruita subito dopo l'unità
d'Italia per dotare la capitale di un ufficio postale all'altezza, è
del 1878 e si deve a Luigi Rosso che eresse una facciata nelle forme
del Cinquecento italiano. Un altro palazzo delle poste importante è quello
di piazza Bologna, del 1935-37 che si deve al grande architetto Mario Ridolfi,
il quale usò il lessico razionalista. Ma il più innovativo è
certamente l'ufficio postale di via Marmorata, del grande architetto
Adalberto Libera, lo stesso del palazzo dei Congressi all'Eur. Ma non sono
da meno il palazzo di via Taranto o quello di Ostia ispirato alla vicina
pineta di Castel Fusano con le colonne dell'atrio, opera degli anni Trenta
di Angiolo Mazzoni l'architetto della stazione Termini.
L'ufficio postale centrale nella rinnovata
piazza San Silvestro (arch. Paolo Portoghesi).

L'ufficio postale di piazza Bologna
di Mario De Ridolfi.

Un vero capolavoro:
l'ufficio postale di via Marmorata
presso porta San Paolo di Adalberto Libera.

L'ufficio postale di Ostia con la caratteristica pensilina,
di Angiolo Mazzoni

     Insomma con gli uffici postali di Roma si potrebbe fare un libro
o un bel giro in bicicletta.
     Ma gli uffici postali sono anche il luogo di vere e proprio macchiette
in cui si riflette l'anima popolare più vera di Roma, quella del romano doc.
E' quello che è capitato a mia figlia Giulia di assistere in un ufficio
postale ieri mattina. Un ragazzo dopo aver fatto diligentemente la fila,
arriva davanti allo sportello e dice all'impiegato:
"Voglio ritirà dal libretto postale de mi padre"
" Mi dia il libretto"
"Ma è morto!"
"Non può ritirare i soldi, ci vuole un atto notorio!"
"Ma sono solo io e mio fratello gemello, te faccio vedè la foto sur cellulare"
"Non si può"
"Ma nun si po' fa tra di noi, in amicizzia? Nun se po' fa un'eccezione?"
"No"
"Va bhe! Va bhe! Nun te preoccupà. Saluti a tutti" E saluta lo sbigottito
impiegato e le altre persone in fila. Non era arrabbiato, il volto dell'impiegato
era invece di quelli che ne vedono tante ogni giorno e non si meraviglia più
di tanto di ciò che accade!!!

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