domenica 28 febbraio 2016

Un tuffo nella preistoria con il museo di Casal de' Pazzi

   Oggi pioggia a Roma. VediROMAinbici ha organizzato una bellissima visita guidata al museo di Casal de' Pazzi, un museo dedicato alla preistoria, perché nel 1981, quando è stato urbanizzato il nuovo quartiere è stato ritrovato un giacimento pleistocenico, cioè risalente alla preistoria. E' interessante e positivo che il comune abbia deciso di valorizzare il sito realizzandone un museo da poco aperto al pubblico.
 

     Il sito archeologico di Casal de’ Pazzi venne scoperto durante lavori di urbanizzazione nel 1981. Il ritrovamento di una zanna di elefante diede il via ad indagini sistematiche che portarono alla scoperta di reperti su un’area di 1.200 mq databili 200.000 anni fa[1]. In sei anni di scavi il deposito è stato interamente investigato, circa un terzo di esso è stato preservato.

     Il deposito è costituito da sabbie e ghiaie in massima parte di origine vulcanica. Vennero alla luce oltre 2000 reperti faunistici tipici di climi temperati-umidi, resti di animali come l’elefante antico, l’uro (bue primigenio), l’ippopotamo, il rinoceronte, ma anche resti umani come un cranio, in tutto 2.200 resti ossei e oltre 1.500 manufatti in selce. Tali resti sono dovuti al trasporto della corrente del fiume e riferibili al paleolitico medio. I resti umani sono del genere homo con caratteristiche preneandertaliane. Il tutto in un tratto di corso fluviale abbandonato, forse una diramazione del vicino fiume Aniene. Fa parte di una serie di depositi pleistocenici nella maggior parte scomparsi a causa dell’avanzare della città: Monte Antenne, Monte delle Gioie, Sedia del Diavolo, Saccopastore, Casal de Pazzi, Ripa Mammea e Ponte Mammolo. Nel 1996 la Soprintendenza Archeologica affidò al Comune di Roma la gestione dell’area con il compito della musealizzazione. I lavori di costruzione della grande copertura sono stati completati nel 2000. Nel 2007 un accordo con il Municipio e il Servizio Giardini ha permesso di ampliare l’area esterna con l’obiettivo di farvi un giardino con essenze vegetali tipiche del Pleistocene. Il museo è stato aperto al pubblico il 30 marzo 2015. Prima di tale data ha ospitato numerose occasioni di divulgazione in collaborazione con il municipio.




[1] Per avere una idea dei tempi: la comparsa della vita sulla Terra è riconducibile a 3 miliardi di anni fa (nel mare batteri e alghe), 400 milioni di anni fa compaiono i mammiferi; 4 milioni di anni fa si sviluppano i primi ominidi, l’homo sapiens compare 300.000 anni fa, l’homo sapiens sapiens 35.000 anni fa. Il neolitico inizia solo 12.000 anni fa. L’invenzione della scrittura è opera dei Sumeri, risale a 3.100 anni fa.




 
     La visita inizia dal grande capannone che contiene il deposito, all’interno una  passerella permette la visione dall’alto del giacimento, si vedono grandi massi rosati e resti fossili, zanne lunghe fino a 4 metri, denti, vertebre. Una voce fuori campo e delle immagini portano il visitatore ad immaginare ciò che c’era in questo luogo, appare la ricostruzione del paesaggio pleistocenico, il fiume, le piante, gli animali. La voce di un uomo che viveva in questi luoghi racconta il suo mondo, immagini del passato si alternano a quelle del presente.

     In uno spazio esterno coperto alcuni pannelli raccontano l’evoluzione dei paesaggi nella campagna romana da 3 milioni di anni fa, quando a Roma c’era il mare.

 

     Nella SALA ESPOSITIVA, che si affaccia sul giacimento, sono presentati alcuni dei reperti rinvenuti, da quelli ambientali, alle attività dell’uomo. Nelle vetrine disegni ricostruttivi, materiale informatico presenta questionari, videogiochi, ipertesti e filmati. Una grande zanna di elefante, ossa di uccelli cave che l’uomo utilizzò per realizzare i primi flauti, importanti impronte di uccelli acquatici nel limo. Resti di iene, lupo, cervo, cavallo

     Nell’AREA ESTERNA si trova una ricostruzione dell’ambiente naturale che poteva caratterizzare la zona 200.000 anni fa. Il giardino è stato piantato con piante del pleistocene: lavanda, salvia, erica, corbezzolo, palme nane, olmo e due alberini zelkova provenienti dalle rive del mar Nero.


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