giovedì 25 febbraio 2016

Una casa dell'acqua anche a villa Lazzaroni.

   Una casa dell'acqua è stata installata anche a villa Lazzaroni, proprio all'ingresso degli uffici del VII Municipio. E' una bella occasione per disporre di acqua fresca, naturale o frizzante, offerta da Acea a costo zero.

     Alla fine dell’Ottocento il barone Michele Lazzaroni acquistò l’area della Vigna Peromini per farne una villa suburbana della sua famiglia. Si tratta di una famiglia proveniente da Torino, finanzieri legati alle vicende della Banca Romana, che arrivarono rapidamente a grandi ricchezze sfruttando il bisogno di case e di edifici pubblici in una Roma che da poco aveva assunto le funzioni di capitale d’Italia.

     La famiglia, per ostentare il livello sociale raggiunto, riuscì ad ottenere il titolo di baroni dal re Umberto I nell’aprile 1879. Possedevano il palazzo Grimaldi a largo de Lucchesi (Fontana di Trevi) e alcune tenute nella Campagna Romana, come quelle di Tor di Quinto (Ponte Milvio) e Leprignana. In questo contesto la vigna di Pontelungo doveva diventare una villa di delizie. La zona a Nord divenne un giardino con piante di ogni tipo e finti reperti archeologici, la zona a Sud e Ovest era divisa in vari settori ma comunque utilizzata a scopo agricolo.

     La facciata dell'edificio/villa è disegnata in stile neoclassico con portico aggettante in tre aperture, sovrastato da un terrazzo cinto da balaustre. Gli spigoli del prospetto sono risaltati da finte bugnature angolari. Il corpo occidentale fu realizzato per dotare l’edificio di un grande salone da ballo e ricevimento, ed è caratterizzato da grandi finestroni ad arco. Una grotta decorata in stile rustico completava la decorazione. Nel parco si possono ancora riconoscere le fontane rustiche a scogliera di tufo, sistemate nei punti cruciali del sistema viario e l’area antistante il prospetto nobile e il salone dei ricevimenti. Verso via Fortifiocca vi era un’area a uliveto, oltre di questa si estendeva un’area coltivata a frumento che arrivava a via Latina e forse oltre. Un’entrata doveva esserci da questa via perché un doppio filare di cipressi giunge da quel lato fino alla piazzetta dell’attuale municipio. Alcuni cipressi sono sopravvissuti anche nel giardino della scuola Media al di là di via Fortifiocca. Tutti questi interventi di sistemazione della villa furono portati a compimento entro il 1893, anno in cui lo scandalo della Banca Romana travolse la famiglia visto che il barone Michele era l’amministratore.

     Le vicende successive hanno alterato proporzioni e aspetto della villa. Nel 1908 la villa venne utilizzata come ricovero per gli orfani del terremoto di Messina da parte dell’orfanotrofio Pio Benedettino. Dopo l’ultima guerra fu acquistata dalle Suore Francescane Missionarie di Maria. Negli anni 1960-61 fu costruito un orfanotrofio poi diventato asilo e scuola, contemporaneamente una chiesa, alterando la pianta dell’edificio. Negli anni immediatamente successivi i due ettari di parco verso Nord sono ceduti al Comune mediante permuta e viene realizzato un muro divisorio. Il decadimento del giardino è immediato vista l’alta densità abitativa del quartiere.

     Negli anni Settanta l’apertura di via Raffaele De Cesare determina l’arretramento del muro di cinta del parco e l’abbattimento del portale d’ingresso. Finalmente nel 1979[1], anche la parte ancora privata, viene acquisita dal Comune e viene aperta al pubblico nella sua totalità. La villa raggiunge un’estensione di 54.000 mq. Il palazzo principale viene adibito a sede del IX Municipio (dal 2013 è stato unito al X e prende il nome di VII Municipio con sede del consiglio municipale e del presidente in piazza di Cinecittà, qui restano gli uffici), le stalle e il fienile saranno sede dei Vigili Urbani, oggi sede dei gruppi consiliari.



[1] 1979. Sindaco Giulio Carlo Argan.

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