mercoledì 30 dicembre 2020

Tornerà a vivere il Colosseo!

      Il simbolo dell’eternità di Roma, il monumento più grande, più nobile per austerità e purezza di stile, tornerà a nuova vita.  Sarà ricostruito il piano dell’arena del Colosseo con 18, 5 milioni di euro, con un’arena di 3.334 mq saranno possibili eventi con al massimo 200 persone. Ogni anno visitano il Colosseo 8 milioni di persone. L’idea partita dall’archeologo Daniele Manacorda, nel 2014. L’arena sarà semi-mobile e hi-tech, in modo da non compromettere lo studio e la visone dei sotterranei. Ospiterà solo eventi culturali di altissimo livello. Il bando aperto il 22 dicembre si chiuderà il primo febbraio 2021. Via ai lavori entro la fine del prossimo anno. Il Colosseo è visitato ogni anno da 8 milioni di persone.

     Il suo vero nome è anfiteatro Flavio, venne chiamato Colosseo per la vicinanza con la statua colossale di Nerone, che si ispirava al colosso di Rodi, posta all’ingresso della Domus Aurea. Il nome Colosseo compare dall’anno 1000.

     Fu iniziato da Vespasiano nel 72 e terminato dal figlio Tito della famiglia Flavia il 21 aprile 80, inaugurato con feste che si dice durassero 100 giorni con l’uccisione di belve e la morte di molti gladiatori. Vi si diedero: munera o combattimenti di gladiatori, venationes o cacce di bestie feroci, naumachie o combattimenti navali (queste ultime solo nel primo periodo di vita del Colosseo, l’acqua vi arrivava dall’acquedotto claudio-neroniano) e esecuzione di condanne capitali tramite esposizione alle belve; Domiziano lo completò con l’ultimo ordine di gradinate. Fu restaurato sotto Alessandro Severo, per essere stato danneggiato da fulmini nel 217. I combattimenti di gladiatori vi durarono fino al 404 quando furono soppressi da Onorio forse dopo il sacrificio del monaco Telemaco che, cacciatosi arditamente nell’arena per impedirli fu ucciso dalla folla, quelli tra le belve fin verso la metà del VI secolo. Nel 523, sotto Teodorico, si tennero gli ultimi giochi.

 

     Danneggiato più volte nel corso della storia da terremoti, fu trasformato in parte in fortezza dai Frangipani e passò poi agli Annibaldi. Nel 1312 l’imperatore Enrico VII lo diede al Senato e al popolo di Roma.

     Dal XV secolo l’anfiteatro divenne una vera cava di travertino da cui si trasse il materiale per costruire palazzo Venezia, quello della Cancelleria, il porto di Ripetta e san Pietro in Vaticano. Clemente XI, nel 1700, diede incarico a Carlo Fontana di erigere al suo interno una chiesa dedicata al culto dei primi martiri. La forma ellittica dell’arena sarebbe diventata un portico colonnato culminante in una chiesa a pianta centrale posta sull’asse maggiore, un edificio imponente con due campanili, coperto da una cupola che avrebbe raggiunto la fabbrica romana. Finalmente Benedetto XIV (1740-58) lo consacrò alla passione di Cristo e lo dichiarò sacro per il sangue che vi avrebbero versato i martiri; da quel momento le devastazioni cessarono e per iniziativa di San Leonardo da Porto Maurizio furono costruite 14 edicole per la via Crucis. Pio VII, Leone XII, Gregorio XVI e Pio IX vi fecero notevoli lavori di riparazione.

 

     Con l’unità d’Italia, sotto il ministro Guido Baccelli (1893-96) importanti lavori furono intrapresi per l’isolamento esterno e lo scavo all’interno delle strutture sotterranee. In tale occasione furono demolite le edicole della via Crucis mentre la croce di legno è stato ripristinata recentemente. “Un intervento conservativo è stato condotto nel 1983-88, un altro è iniziato nel 1992”. Il 2 novembre del 2010 Diego Della Valle ha annunciato il finanziamento del restauro con 25 milioni di euro, il primo luglio 2016 i lavori di restauro si sono conclusi con una grande festa. Il Venerdì Santo vi si tiene la via Crucis con la partecipazione del Papa, ricorrenza voluta da Giovanni XXIII.

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