sabato 10 ottobre 2020

Storaro e Caravaggio

 Una bella giornata di sole, approfittiamo per un giro in bici, ma non andiamo lontano, nel rione Esquilino c'è un centro culturale che si deve alla famiglia Cerasi, una splendida collezione con novanta opere della scuola Romana e del Novecento con capolavori di Balla, Sironi, De Chirico, Donghi, Mafai, Antonietta Raphael e Capogrossi.

     In questi giorni a Palazzo Merulana si tiene una interessante mostra che mette a confronto alcuni fotogrammi dei film nei quali Vittorio Storaro ha diretto le luci e i quadri dei grandi pittori del passato. Emerge chiaramente da questo confronto il rapporto con Caravaggio e non solo.

   "Un giorno - racconta Storaro -  sono entrato nella chiesa di San Luigi dei Francesi e sono rimasto folgorato dalla visione de La vocazione di San Matteo. Guardando quel quadro, ho capito che si può raccontare un'atmosfera, un personaggio, una vicenda utilizzando la luce. Insomma con la luce si può scrivere". Più di cinquant’anni di carriera vengono celebrati con la mostra che si intitola proprio "Scrivere con la luce".


   "La luce è in realtà una sensazione segretamente psicologica che può svelarsi a noi, se lo desideriamo, nelle sue più intime pieghe interiori, nei suoi più intimi colori. La luce non è altro che energia, una materia che si muove a grandissima velocità e che sorge, come tutto, da una fonte di onde elettromagnetiche. La luce è la nostra finalità dell'esistenza.

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