domenica 17 aprile 2016

Le case museo di Roma viste in una splendida giornata di sole

Oggi con gli amici di VediROMAinbici hanno fatto una pedalata di circa Km 30 per andare a visitare le case museo, ovvero quelle case nelle quali hanno vissuto grandi artisti, scrittori, scultori o poeti di Roma. Eravamo in 27, la giornata è stata stupenda, di vero sole.

Foto copertina della giornata. Tutti noi davanti alla casa dello scultore Andersen.

     Il museo Andersen è la casa, progettata e realizzata dall’arch. Hendrik Christian Andersen per se e la sua famiglia tra il 1922 e il 1925. In essa ha vissuto fino alla morte, alla scomparsa della sorella adottiva la casa, lo studio e tutte le opere in essa contenuta sono passate allo Stato che ne ha affidato la gestione alla Gnam. Il museo ha aperto al pubblico il 19 dicembre 1999.

 

     Nato a Bergen in Norvegia nel 1872 da povera famiglia e naturalizzato americano, essendo emigrato ancora bambino negli Stati Uniti, a Newport (Rhode Island), il giovane Andersen intraprese il viaggio di formazione in Europa nel 1894 e, dopo Parigi, si stabilì definitivamente a Roma dove visse per oltre quarant'anni. Alla sua morte, il 19 dicembre 1940, lasciò in eredità allo Stato italiano il suo studio-abitazione di via Mancini e quanto in essa contenuto: opere, arredi, carte d'archivio, materiale fotografico, libri. Ma solo dopo la morte nel 1978 di Lucia Andersen (adottata nel 1919 dalla madre dell'artista e quindi usufruttuaria del lascito).

 

    La collezione delle opere (oltre duecento sculture di grandi, medie e piccole dimensioni in gesso e bronzo; oltre duecento dipinti; oltre trecento opere grafiche) si segnala per la sua eccezionalità essendo quasi interamente incentrata attorno all'idea utopica di una grande "Città mondiale", destinata ad essere la sede internazionale di un perenne laboratorio di idee nel campo delle arti, delle scienze, della filosofia, della religione, della cultura fisica. Doveva essere una sorta di capitale internazionale. Dai disegni presenti nel laboratorio dell’artista si capisce che tale città doveva essere creata alla foce del Tevere, più o meno dove oggi si trova l’aeroporto di Fiumicino (doveva sorgere un porto che aveva al suo ingresso una sorta di Colosso di Rodi).  A tale progetto e alla sua diffusione Andersen aveva dedicato nel 1913 insieme all'architetto francese Ernest Hébrard un ponderoso volume (Creation of a World Centre of Communication; consultabile presso il Museo) che, partendo dalle concezioni urbanistiche delle antiche civiltà, doveva indicare l'approdo alla nuova e moderna "Città".



Prima tappa della giornata: la casa di Pirandello
(via Bosio, quartiere Nomentano).
     L’ultima casa abitata dallo scrittore. Negli anni 1913-18 vi abitò con la famiglia, dal 1933 al 1936 vi abitò da solo ma con un autista factotum Francesco Armellini, al piano inferiore abitava il figlio Stefano con la famiglia. Qui ricevette notizia del premio Nobel. Quando nel 1938 il villino fu comprato dallo Stato per farne l’ufficio Centrale Metrico, i figli dello scrittore si dichiararono disposti a donare tutto quanto era contenuto nello studio allo Stato purchè il tutto passasse al Ministero dell’Educazione Nazionale perché venisse conservata la memoria dello scrittore. Solo nel 1961 il Ministero della Pubblica Istruzione decise di affidarne la custodia all’Istituto di Studi Pirandelliani (il ministero dei Beni Culturali sarà istituito solo nel 1974). L’istituto cura la conservazione della casa, promuove studi sull’opera di Pirandello, conserva e rende fruibile la biblioteca e l’archivio della casa, promuove studi sul teatro contemporaneo. Il catalogo della biblioteca è online.
La casa di Pietro Canonica.
Si trova all’interno della Fortezzuola, che fu data all’artista dal Comune di Roma per i suoi meriti artistici. L’ingresso è preceduto dal monumento all'umile eroe e all'Alpino con il mulo di Pietro Canonica, sul monumento è la scritta: "Ca custa lonca custa viva l'Austa" 1915-1918". Opera in bronzo del 1940 che riproduce Scudela = scodella il mulo decorato con croce di guerra, nel 1957 fu aggiunto l'alpino. Il mulo porta l'affusto del 75. La fortezzuola è sede del  museo Canonica.
     La fortezzuola era, prima dei lavori del Settecento, la "casa del Gallinaro", dove venivano allevati struzzi, pavoni e anatre per le battute di caccia della famiglia Borghese. Nel 1926 il Comune la concesse allo scultore Pietro Canonica perchè ne facesse la sua abitazione e il suo studio. Dopo la sua morte (1959) le opere rimaste nello studio andarono a costituire il museo aperto al pubblico nel 1961, in esso si mischiano oggetti personali dello scultore con ritratti di sovrani, capi di stato e personalità d'Europa e d'America. Fu infatti ritrattista della nobiltà e di numerose case regnanti europee.
     La collezione del museo è costituita principalmente da: marmi, bronzi, modelli originali, oltre ad un gran numero di bozzetti, studi e repliche che costituiscono un itinerario completo della evoluzione di questo artista. Oltre alle sette sale espositive al piano terra, è possibile visitare l’appartamento privato dell’artista. In questa parte sono raccolti arredi di pregio, oggetti d’arte, arazzi fiamminghi e perfino una armatura da samurai risalente al sec. XVI. Molto importante la collezione di dipinti di proprietà dello scultore soprattutto di pittori piemontesi dell’Ottocento: Fontanesi, Gamba, Quadrone e Vavalleri.

La casa di Alberto Moravia in lungotevere della Vittoria
(vicino ponte Risorgimento). La vedete nella foto, è la casa dell'attico.
     In un appartamento all’ultimo piano lo scrittore abitò dal 1963 fino al 1990 anno della sua scomparsa. Era nato a Roma nel 1907. Si tratta di una delle figure più importanti del Novecento europeo, dalla personalità complessa, sostenuta da una forte passione civile e da grande curiosità intellettuale. Dal 1991 nella casa ha sede l’Associazione Fondo Alberto Moravia costituita dalle sorelle e dalle eredi Carmen Llera e Dacia Maraini allo scopo di creare un centro studi per la ricerca e lo studio della sua opera. L’archivio, riordinato e catalogato è a disposizione di ricercatori e studiosi.
     Nei diversi ambienti, arredati con semplicità e modernità, si possono vedere le opere d’arte e gli oggetti della collezione: dipinti su carta, donati allo scrittore da amici artisti, maschere e oggetti raccolti durante i suoi viaggi in Oriente e in Africa.
     Tra le opere in esposizione: un “Ritratto di Moravia” di Renato Guttuso,  una “Natura morta astratta” di Corrado Cagli, un “Astratto con reticolato nero” di Giulio Turcato, una “Finestra con piana di ficus” di Mario Schifano, un “Profilo di Moravia” di Mario Ceroli.

Tornando verso casa siamo passati dai Fori Imperiali dove era in corso una manifestazione per i bambini con la bici. Queste sono bici senza pedali!!! Va tutto bene quello che può invogliare la vita all'aria aperta e l'uso di un mezzo ecologico come la bici!

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