martedì 19 luglio 2016

Sei romano de Roma se...

sai come si chiama e dove si trova la piazza che vedi sotto.




Nella foto di ieri piazza dell'Orologio che si trova alla fine di via del Governo Vecchio.
     La piazza è così chiamata per la torretta dell’orologio che fu eretta dal Borromini[1] nel 1647 – 48, all’angolo e sull’alto del convento dei Filippini della Chiesa Nuova. E’ un esempio della tipica architettura borrominiana, è prolungata verso il cielo da una elegante struttura in ferro battuto. Compare nel film “Vacanze romane”[2] a scandire le vicende del film. La facciata principale è su piazza della Chiesa Nuova, è opera di Borromini (1637-50), in cotto con due ordini di lesene, che la ripartiscono in cinque campate, risulta leggermente concava, tale aspetto viene accentuato dalla balconata addossata a un nicchione. Le finestre hanno elaborati frontespizi.
     All’interno si trova la Sala del Borromini dove San Filippo Neri faceva eseguire quelle laudi che diedero nome alla composizione musicale detta Oratorio. Sono da segnalare due cortili, la sala ovale e lo scalone, tutte sorprendenti ideazioni e realizzazioni del Borromini. Il palazzo è sede dell’ARCHIVIO CAPITOLINO comprendente tutti gli atti cittadini (dal XII secolo ad oggi), gli archivi Anguillara, Orsini e Boccapaduli. Il suo patriomonio è composto da 2.342.000 volumi, 143.000 opere a stampa, 17.000 periodici e quotidiani. La BIBLIOTECA VALLICELLIANA, fondata nel 1581, dal portoghese Stazio, è la più antica biblioteca romana aperta al pubblico, specializzata nella storia di Roma e della Chiesa, comprende 130.000 volumi e 3.000 manoscritti, latini, greci e orintali; tra cui una Bibbia del IX secolo e un Evangelario greco del XII secolo.
     All’angolo tra via del Governo Vecchio e piazza dell’Orologio si trova una delle edicole sacre più conosciute di Roma. Alcuni sostengono essere del Borromini stesso. Si tratta di un’opera assai elaborata e molto elegante eseguita intorno alla metà del Settecento da due artisti piuttosto famosi: Tommaso Righi che realizzò gli stucchi e Antonio Bicchierai che dipinse la Madonna col Bambino[3].



[1] Francesco Borromini    (Bissone, Lugano 1599 - Roma 1667)  è stato architetto tra i massimi del barocco, ha lavorato esclusivamente a Roma su commintenza di diversi papi. Mirò a rifondare l'architettura come disciplina rigorosa, carica di tensioni etiche e di signifati simbolici, in alternativa al naturalismo e allo storicismo di Bernini.
     Nato nell'attuale Canton Ticino con il cognome Castelli a cui unì, una volta giunto a Roma, quello di Boromini forse per la profonda devozione verso san Carlo Borromeo, il padre era un capomastro ed egli iniziò la sua carriera come intagliatore di pietre, ancora giovane si trasferì a Milano dove lavorò al duomo con lo zio materno. A Roma dal 1621 lavorò con lo zio materno Carlo Maderno alla basilica di San Pietro, sant'Andrea della Valle e palazzo Barberini. Alla morte dello zio le sue attese di essere nominato architetto ufficiale furono frustrate da Bernini con il quale iniziò un lungo periodo di rivalità
     Nel 1634 con il San Carlino alle Quattro Fontane, iniziò la sua attività realizzando i più originali capolavori della Roma barocca, sperimentando inedite invenzioni spaziali come la planimetria ellittica, la modulazione delle pareti, la scenografica disposizione delle fonti luminose. Tra le sue opere maggiori possiamo segnalare la Casa o Oratorio dei Filippini, Sant'Ivo alla Sapienza, Sant'Agnese in Agone, il palazzo di Propaganda Fide, la scala di palazzo Barberini, la cupola e il campanile di Sant'Andrea delle Fratte.
     Nell'estate del 1667 la salute di Borromini si aggravò, soffriva da tempo di disturbi nervosi e depressione, ebbe ripetute febbri e insonnia. In uno scatto d'ira si ferì gravemente gettandosi sulla propria spada, in conseguenza di ciò morì il 3 agosto dopo aver ricevuto i sacramenti. E' sepolto in San Giovanni de' Fiorentini.
     L'eredità della sua concezione spaziale fece scuola ed ebbe importanti sviluppi in Europa Centrale (Austria, Boemia, Germania), anche attraverso la rielaborazione che ne diede, alla metà del Seicento, Guarino Guarini, forse l'unico suo vero continuatore. L'architetto Paolo Portoghesi è un suo grande studioso.
[2] Vacanze romane, film del 1953, diretto da William Wyler, interpretato da Gregory Peck e Audrey Hepburn. Il film rese famosa in tutto il mondo la Vespa.
[3] Edicola Sacra in piazza dell’orologio. Da: Giovanni Tesei, I gioielli di Roma. Le edicole Sacre. Ed. Anthropos, 1988.

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