giovedì 13 febbraio 2020

Sei romano de Roma se...

sai come si chiamano e dove si trovano le formelle che vedi sotto.




Nella foto di ieri la porta centrale della Basilica di San Paolo fuori le Mura.
   La porta ha i battenti in bronzo, con bassorilievi di elegante fattura e con ageminature[1] d’argento, opera notevole di Antonio Maraini[2], pesa 80 q (1931). Presenta una croce evidenziata da un lungo tralcio di vite realizzato in agemina di argento cui sono appesi degli ovali. All’interno le immagini degli Apostoli e i simboli degli Evangelisti[3]. L’anta di sinistra presenta scene della vita di Pietro, a destra vita di Paolo. E’ firmata in basso a destra. Il piano iconografico fu dettato dall’allora abate Ildefonso Schuster. La porta è fiancheggiata da lesene con i busti di angeli e sovrastata da un timpano contente un tondo con la raffigurazione della testa di San Paolo.


[1] Agemina. Tecnica di lavorazione dei metalli per ottenere un effetto policromo.
[2] Antonio Maraini (Roma 1886 - 1963) scultore, critico d’arte e politico. Laureato in Giurisprudenza alla Sapienza, fin da giovane si dedicò alla scultura. Stretto collaboratore di Achille Starace, fu influente ispiratore della politica culturale del regime. Oltre alla porta principale della Basilica di San Paolo fuori le mura, realizzò la scala elicoidale di ingresso ai Musei Vaticani fusa in una fonderia di Firenze (1932) e all’Arengario di Brescia (1932), il monumento ai caduti a Prato. Fu commissario nazionale del sindacato fascista di Belle Arti, sedette alla Camera. Dopo la guerra visse appartato a Firenze.
[3] Simboli degli Evangelisti: Matteo = Uomo alato, perché il suo vangelo inizia con l’elenco degli antenati di Gesù; Marco = il leone perché il suo Vangelo inizia con la predicazione di Giovanni Battista nel deserto dove c’erano bestie feroci; Luca = il bue perché il suo Vangelo inizia con la visione di Zaccaria nel tempio dove si sacrificavano animali; Giovanni = l’Aquila perché il suo Vangelo si apre con la contemplazione di Gesù Dio “In principio era il Verbo”.

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