sabato 7 novembre 2015

Splendida l'Appia Antica e la Caffarella viste con gli occhi degli artisti del Gran Tour

   Questa mattina è stata una splendida giornata di sole. Con l'organizzazione di VediROMAinbici e la guida di un archeologo abbiamo visitato l'Appia Antica e la Caffarella. E' stata una giornata emozionante.

 Prima tappa porta San Sebastiano.

 Imbocchiamo l'Appia Antica, la "regina viarum" degli antichi romani.
    La più imponente e tra le meglio conservate delle porte di Roma. Il nome originario era ovviamente porta Appia perchè da lì passava la regina viarum che iniziava da Porta Capena delle mura Serviane. Ebbe vari nomi porta Accia dal fiume Almone o Accia, poi porta Domine Quo Vadis, solo dopo la metà del XV secolo prese il nome attuale perchè conduceva alla basilica e alle catacombe di quel santo.
     Inizialmente aveva due porte tra due torri semicilindriche con copertura in travertino. In seguito le due torri furono ampliate e collegate all'arco di Druso in modo da formare un cortile interno e controporta. Ma fu con Onorio che prese l'aspetto attuale, ebbe un solo fornice, fu dotata di un attico rialzato nel quale si aprono due file di sei finestre ad arco e venne fornita di un camminamento di ronda scoperto e merlato. Le due torri ebbero una base quadrata rivestita di marmo. Stranamente mancano lapidi commemorative.
     Nelle vicinanze della porta esisteva un parcheggio per i mezzi di trasporto privati, una specie di parcheggio di scambio, ovviamente per chi poteva permetterselo. Sullo stipite sinistro della porta è incisa la figura dell'Arcangelo Michele mentre uccide un drago, a fianco si trova un'iscrizione in latino medioevale in caratteri gotici in cui viene ricordata la battaglia combattuta il 29 settembre 1327 (giorno di San Michele) dai romani ghibelli contro i guelfi del re di Napoli Roberto d'Angiò.
     Vi sono inoltre molte scritte incese dai pellegrini almeno fino al 1622, sono in parte leggibili, di fronte all'angelo c'è il monogramma di Cristo JHS con la croce sopra l'H, un certo Giuseppe Albani ha scritto tre volte il suo nome, fuori dalla porta a sinistra c'è anche una indicazione stradale: "DI QUA SI VA A S.GIO..." qualcuno o qualcosa l'ha interrotto.
     In occasione dell'ingresso in Roma dell'imperatore Carlo V Antonio da Sangallo addobbò la porta e tutto il percorso fino al Campidoglio con statue, colonne fregi. L'avvenimento è ricordato dalla scritta sopra l'arco: "CARLO V ROM. IMP. AUG. III. AFRICANO". Un altro corteo trionfale fu quello del 4 dicembre 1571 in onore di Marcantonio Colonna il vincitore della battaglia navale di Lepanto, in tale corteo sfilarono 170 prigionieri turchi in catena.
     Sulla sinistra ci sono i segni di una posterula (porta secondaria), gli stipiti non presentano segni di usura come se fosse stata usata pochissimo e poi richiusa.
     Nei primi anni Quaranta gli ambienti interni furono trasformati in casa di piacere dal gerarca fascista Ettore Muti, allora segretario del partito, di quella sistemazione rimangono i mosaici in bianco e nero.
     Oggi gli spazi interni ospitano il Museo delle Mura che documenta con modelli e materiale ritrovato nei lavori di restauro la storia millenaria delle mura. Il museo fu aperto al pubblico in via definitiva nel 1984 (gli ambienti era aperti al pubblico in maniera non continuativa), con l'attuale allestimento nel 1990. In occasone dei lavori di restauro compiuti in vista dell'Anno Santo è stata resa accessibile al pubblico la terrazza della torre Ovest tramite una scala a chiocciola. Vi si sono tenute anche mostre di artisti contemporanei. Purtroppo il camminamento coperto di circa 400 metri che congiunge con la via Cristoforo Colombo è chiuso per problemi di stabilità delle mura stesse dal 3 maggio 2011. E' aperto tutti i giorni dalle ore 9 alle 14, chiuso il lunedì.

     Dall'Anno Santo del 2000 la domenica e i giorni festivi la via è stata pedonalizzata e rappresenta un percorso di circa 15 Km riservato ai pedoni e ai ciclisti.

 Seconda tappa alla chiesetta del Quo Vadis.
o Santa Maria in Palmis rifacimento seicentesco di una cappella eretta nel IX secolo sul luogo dove, secondo la tradizione, San Pietro che fuggiva da Roma per sottrasrsi alla persecuzione di Nerone avrebbe avuto la visione di Gesù che lo invitava a tornare indietro. La facciata si deve al cardinale Francesco Barberini che la commissionò nel 1637. All'interno è conservata l'impronta dei piedi di Gesù (è una copia, l'originale si trova nella basilica di San Sebastiano fuori le mura) inserita in un selciato stradale in pietra scura che non è la pietra utilizzata per pavimentare la via Appia. Sulla sinistra è affrescata l'immagine intera di San Pietro e sulla destra il Cristo. Si tratta in realtà di un ex voto pagano per il buon esito di un viaggio. A sinistra dell'ingresso si trova il busto di Henryk Sienkiewicz autore del romanzo storico Quo Vadis, premio Nobel per la letteratura nel 1905 (è sepolto nella cattedrale di Varsavia). Il busto è opera dello scultore polacco Boguslaw Langman. Da questo romanzo di grande successo è stato liberamente tratto il film omonimo (1951) del filone colossal con Robert Taylor, Deborah Kerr, nel ruolo della schiava Licia, Leo Genn e Peter Ustinov nell'indimenticabile ruolo di Nerone.
     Sull'altare maggiore la Santa Maria in Transitum della scuola di Giotto. Ai lati dell'altare maggiore San Pietro e Cristo sulla Croce.

 Il sepolcro di Annia Regilla o tempio del Dio Redicolo.
     Il dio Redicolo (dal latino redire, ritorno), proteggeva i viaggiatori che a lui si votavano, secondo la leggenda apparve ad Annibale che dopo la battaglia di Canne puntava su Roma, lo spaventò e questi tornò indietro. Era in realtà il monumento sepolcrale ad Annia Regilla, uno dei monumenti funebri meglio conservati a Roma e tra i più belli per la raffinata tecnica del cotto policromo.

     Vicino ad esso si trova il CASALE DELL'EX MULINO restaurato nel 2002 (aperto al pubblico in occasione della visita in Italia del principe Carlo erede al trono inglese) e oggi visitabile. E' la sede delle attività didattiche del parco. Qui termina il condotto che si può vedere al ninfeo di Egeria e che in epoca medioevale alimentava la mola esistente sotto l'attuale casale settecentesco. Il canale era alimentato dalle acque del fiume Almone all'altezza della torre Valca.

 Siamo diretti al Ninfeo di Egeria.
     Si tratta di una grotta artificiale in prossimità di una sorgente d'acqua minerale acidula. Era preceduta da un portico che si specchiava in un bacino nel quale si raccoglieva l'acqua sorgiva. Faceva parte del Triopio di Erode Attico. Oggi la vediamo così grazie ai restauri del 1999. Nella nicchia in fondo si trova una statua distesa del dio Almone. Il canale ottocentesco in muratura che costeggia la passerella in metallo, apparteneva ad un canale più esteso che serviva ad alimentare la mola del mulino che sorge accanto al sepolcro di Annia Regilla.
 Il ninfeo di Egeria.
 Due splendide panoramiche della Caffarella vista
dal ninfeo di Egeria.

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