La foto di ieri era di uno dei "ruderi" di Villa Gordiani.
Ci troviamo nel V Municipio del Comune di
Roma, già VI, nel quartiere XXII Collatino (mentre la parte Sud della villa
rientra nel quartiere VII Prenestino Labicano). Per noi romani questo è
semplicemente il quartiere di villa Gordiani. Si tratta di un’area archeologica
al II miglio della via Prenestina corrispondente al terzo chilometro attuale della
strada (partendo da porta Maggiore, civico 351). L’area è oggi vincolata a
verde pubblico (dalla fine degli anni Sessanta), disposta sui due lati della
via Prenestina, subito dopo largo Irpinia, con resti imponenti di una delle più
grandi ville del Suburbio attribuita alla omonima famiglia imperiale del III
secolo, infatti è anche detta Villa dei tre imperatori Gordiani. Le
strade all’interno del parco sono intitolate a giornalisti italiani
contemporanei: Mario Pastore, Giuseppe Marrazzo, Gianni Brera, Vittorio Ragusa,
Paolo Valenti e Graziella De Paolo nella parte Sud della villa.
I Gordiani
erano una nobile famiglia discendente da Traiano che dettero luogo tra il 238 e
il 244 d.C. ad una breve e sfortunata dinastia di cui fecero parte tre
imperatori. Gordiano I governò nel 238 per poche settimane assieme al figlio
Gordiano II morto in battaglia combattendo contro il governatore della Numidia
Copelliano. Poco dopo il padre si
suicidò a Cartagine. Lo stesso anno fu nominato imperatore il nipote Gordiano
III, giovanissimo che fu ucciso nel 244 per tradimento del prefetto del
pretorio Filippo.
Nel
medioevo i resti della villa furono fortificati, tra il XII e il XVII secolo
tali opere furono trasformate in casali di varie famiglie nobili romane
proprietarie dei terreni. Alla fine del 1800 l’area apparteneva ai principi Del
Drago e Lancellotti. Tutta l’area fu meta dei pittori della campagna romana (ai
primi del Novecento) che ci hanno lasciato splendide immagine di questa zona.
Il
monumento più rilevante del parco è certamente il MAUSOLEO ROTONDO che fu
modello per gli architetti del Rinascimento è simile al mausoleo di Romolo sulla via Appia Antica
con pianta circolare e tamburo a due piani (vedi
disegno di ricostruzione ideale). Ha forma circolare (diametro m 13,20),
cupola emisferica con finestre circolari. La parte inferiore, come sempre
accessibile dalla parte opposta della strada, è un ambiente quasi sotterraneo
con un grande pilastro centrale. All’interno presenta nicchie rettangolari e
semicircolari alternate che dovevano ospitare i sarcofagi dei defunti. Il piano
superiore era accessibile grazie ad una scala monumentale che si apriva sulla
fronte dell’edificio. Tale fronte doveva avere un pronao tetrastilo (cioè con
quattro colonne) non più conservato (simile al Pantheon, in piccolo). L’ambiente
superiore era utilizzato, come sempre in questi casi, per le cerimonie funebri.
Aveva una cupola sorretta da un tamburo ciclindrico con finestre rotonde per l’illuminazione.
Secondo una ipotesi fatta dagli studiosi su labili resti di fregi, la volta era
decorata al centro con un medaglione ornato dalla scena di Giove in trono con
il fulmine l’aquila. Il resto della decorazione presenta riquadri con soggetti
marini e figure stilizzate. Il muro esterno mostra ancora resti di cornici e
fasce decorative realizzate in mattoni ed una doppia serie di mensole di marmo.
La scoperta
di bolli laterizi degli inizi del IV secolo collocano il monumento in epoca
costantiniana, quindi non esisteva nella villa dei Gordiani. Non sappiamo a chi
era dedicato.
Nessun commento:
Posta un commento