Una bella notizia per tutti gli amanti della nostra città, è iniziato lo smontaggio di fontana di Trevi, ancora pochi giorni per vedere da vicino la fontana e le statue che la compongono. Lo smontaggio riguarda il ponteggio centrale dopo il restauro delle superfici lapidee, delle opere scultoree e delle iscrizioni metalliche in piombo e in rame dorato iniziato lo scorso 4 giugno.
"I romani e i turisti potranno vedere la fontana più celebre in tutta la sua bellezza a 23 anni dall'ultimo restauro- ha detto l'assessore alla cultura Giovanna Marinelli - oltre un milione e 600 mila persone hanno visitato la fontana di Trevi da vicino, uno spettacolo mai visto. Inoltre sono 18.000 gli accessi al sito restaurofontanaditrevi.it che racconta i lavori e la storia della fontana.
La
fontana più monumentale di Roma, resa più imponente e fragorosa dalle limitate
dimensioni della piazza.
Nel 19 a .C. Agrippa fece costruire per le sue terme
un canale di 20 Km
che condusse a Roma l’Acqua Vergine, cosiddetta perché vuole la tradizione che
una fanciulla (Virgo) ne mostrasse la sorgente ai soldati assetati. Niccolò V[1] fece
riparare i danni che avevano ostruito per otto secoli le condutture e fece
costruire da Leon Battista Alberti la vasca terminale (1453), la fontana fu
quindi restaurata da Urbano VIII[2] (con
le entrate della tassa sul vino, per cui Pasquino disse: “Urban poi che di
tasse aggravò il vino, ricreò con l’acqua il popol di Quirino”). Infine
Clemente XII[3] bandito un concorso per un
monumentale “mostra”, ne affidò l’esecuzione a Nicolò Salvi[4], che
ne fece il suo capolavoro (1732-62). Ebbe tre inaugurazioni, nel 1735 da parte
di Clemente XII, poi con Benedetto XIV, infine con Clemente XIII nel 1762. E’
antica usanza dei forestieri buttare una monetina nella vasca per assicurarsi
il ritorno a Roma.
Famosa in tutto il mondo, l’opera del
Salvi si concretizza nella felice fusione dell’architettura e della plastica
con elementi naturali, le rocce e l’acqua. Il prospetto largo 20 metri , alto 26
corrispondente al lato minore del palazzo dei duchi di Poli, aggetta nel mezzo
con l’imponenza di un arco di trionfo costituito da un ordine di quattro colonne
corinzie addossate a lesène, sormontato da un grandioso attico ornato da statue
e coronato da balaustrata con ricco fastigio; le sue ali laterali hanno due
piani di finestre tra lesène, e attico.
Dal nicchione centrale si stacca la
colossale figura dell’Oceano, trascinato sul cocchio a conchiglia da due
cavalli marini, il cavallo sfrenato e il cavallo placido, guidati
da tritoni. La scogliera si estende a coprire la base del palazzo, mentre
l’acqua scroscia rimbalzando sui bacini
e nella gran vasca (80.000 metricubi di acqua al giorno, che alimentano le
fontane delle piazze Farnese, Navona, di Spagna e il ninfeo di villa Giulia).
Nella nicchia sinistra l’Abbondanza di Filippo Valle[5],
sopra Agrippa approva il disegno dell’acquedotto, rilievo di Andrea
Bergondi; nella nicchia a destra la Salubrità di Filippo Valle, sopra La
vergine indica la sorgente ai soldati, rilievo di Giovan Battista Grossi;
contro l’attico statue delle stagioni. Sul fastigio lo stemma Corsini sorretto
da geni alati di P. Benaglia. Davanti alla fontana si incurva una gradinata con
sedili, formante una specie di cavea.
Nel cinema è stata protagonista più volte,
la più celebre è in una scena de “La dolce vita” di Federico Fellini, del 1960
con Anita Ekberg e Marcello Mastroianni; anche in Tototruffa del 1961 il famoso
comico cerca di vendere la fontana ad un ignaro turista.
Nell’ottobre 2007 è stata oggetto di una
performace-protesta dell’artista Graziano Cecchini che si definisce
“futurista”, ha colorato l’acqua di rosso () come protesta contro il mercato
globale.
Nel 2013, Fendi ha messo a disposizione 2,5
milioni di euro per il suo restauro e per le Quattro Fontane.
Tutte le foto sono state scattate dall'autore del blog
nell'agosto 2014.
[1] Niccolò V, Tommaso
Parentucelli (Sarzana 1397 – Roma 1455) papa dal 1447. Nello stemma due chiavi
incrociate. Insigne umanista dovette subire la caduta di Costantinopoli nel
1453.
[2] Urbano VIII, Maffeo
Barberini (Firenze 1568 – Roma 1644). Nello stemma tre api in campo blu.
Inaugurò il baldacchino berniniano di San Pietro, fece costruire palazzo Barberini,
la fontana del Tritone, il palazzo della Propaganda Fide utilizzando il
Pantheon e il Colosseo come cave.
[3] Clemente XII, Lorenzo
Corsini 1652 – 1740) papa dal 1730. Stemma a strisce diagonali con banda
orizzontale. Per risanare le finanze ripristinò il gioco del lotto. Fece
costruire la facciata di San Giovanni in Laterano, il palazzo della Consulta
sul Quirinale, pavimentò strade, acquistò la collezione Albani per il museo
Capitolino, condannò la Massoneria. La sua tomba è in San Giovanni in Laterano.
[4] Nicolò Salvi, (Roma
1697 – 1751) architetto italiano allievo di Antonio Canevari. Arrivò tardi a
questo lavoro dopo gli studi di matematica e filosofia. Anche a causa delle sue
malferme condizioni di salute eseguì solo quest’opera, la chiesa di Santa Maria
in Gradi a Viterbo e una cappella a San Giovanni Battista con il Vanvitelli,
allestita a Sant’Antonio dei Portoghesi, benedetta dal papa e inviata in
Portogallo via mare.
[5] Filippo Valle
(Firenze 1698 – Roma 1768) scultore, lavorò alla cappella Corsini in Laterano,
al palazzo della Consulta sul Quirinale e ha Sant’Ignazio.
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