domenica 31 maggio 2015

I luoghi delle Aquile

   Oggi c'è stata una originale passeggiata in bici sui luoghi che hanno visto la storia della Società Sportiva Lazio, più semplicemente "la Lazio", come la chiamiamo a Roma. Era una bellissima giornata di sole, eravamo in 16.
Eccoci alla partenza di largo Corrado Ricci.

Siamo in piazza della Libertà sotto alla lapide che ricorda la fondazione della Lazio.
     In questa piazza venne fondata la Società Podistica Lazio (solo nel 1925 rinominata Società Sportiva Lazio) il 9 gennaio 1900, da un gruppo di nove giovani con a capo il sottoufficiale dei Bersaglieri, oltre che atleta podista, Luigi Bigiarelli.
     Luigi Bigiarelli aveva preso parte, come sottufficiale dei Bersaglieri alla battaglia di Adua (1896) in cui perirono oltre 5.000 soldati italiani. Con i fratelli si esercitava in allenamenti di resistenza allo sforzo e velocità.
     Il Bigiarelli desiderava partecipare al Giro podistico di Castel Giubileo in programma per il 21 aprile 1900, ma ad esso potevano partecipare solo atleti iscritti a società ufficiali, decise di fondare una propria società sportiva con il fratello Giacomo e gli amici Odoacre Aloisi, Arturo Balestrieri, Alceste Grifoni, Giulio Lefevre, Galileo Massa, Alberto Mesones ed Enrico Venier. Adottarono come emblema l’aquila imperiale di alcune legioni romane e come colori il bianco e il celeste che richiamo i colori della Grecia, patria delle Olimpiadi.
     Fin dai primissimi anni si rivelò la più forte squadra di calcio della capitale, nel 1908 si affiliò alla FIF, la Federazione Italiana Footbal, dal 1910 partecipò alle competizioni federali, dal 1912 giocò in prima categoria. Fino allo scoppio della prima guerra mondiale raggiunse la finalissima del torneo nazionale quattro volte, senza però mai vincerlo. La finalissima del 1915 fu annullata a causa dello scoppio della grande guerra.
     Bigiarelli, dopo la fondazione della Lazio, emigrò in Belgio per lavoro, diventò campione mondiale di podismo sul tempo di mezz’ora (Km 6,742) e anche dell’ora al Bois de Boulogne di Parigi (Km 11,282), morì per una polmonite a 32 anni. Nel 2011 è stata individuata la sua tomba nel cimitero della cittadina belga di Ixelles, uno dei comuni che formano la città di Bruxelles, presso l’area che ospita le istituzioni dell’Unione Europea. In occasione dei festeggiamenti per il centenario della Lazio, tenutisi nello stadio Olimpico, l’attore Enrico Brignano, in una scenetta ha interpretato Luigi Bigiarelli.

Eccoci in piazza Mazzini.
     Qui era il primo impianto sportivo utilizzato dalla Lazio, nel 1905 si trasferì al Parco dei Daini. Qui era la piazza d’armi di Roma. Con questo termine architettonico si definivano quei luoghi atti alle esercitazioni militari, o semplicemente usati per la raccolta di truppe e pezzi d’artiglieria. Come ricordo tangibile della piazza d’armi di Roma restano tutte le caserme lungo viale delle Milizie, tra questo e viale Giulio Cesare. Molte di queste caserme sono state trasformate in uffici giudiziari.


Eccoci al parco dei Daini.
     Qui la Lazio giocò dal 1905 al 1913 quando un tiro dell’attaccante Fernando Saraceni centrò in pieno volto una nobildonna in carrozza, il marito era il prefetto Angelo Annaratone, la squadra fu sfrattata dal campo.

Stiamo andando verso la Farnesina,
foto sul ponte della Musica Armando Trovaioli,
una volta tanto ci sono anch'io nella foto.

Siamo alla Farnesina, qui la Lazio giocò dal 1913 al 1914 poi si trasferì allo stadio della Rondinella.
Si trova nel quartiere Della Vittoria, tra Monte Mario e il Tevere, porta questo nome perché un tempo i terreni erano proprietà dei Farnese.
     Il palazzo della Farnesina è sede del Ministero degli Affari Esteri. Fu iniziato nel 1937 dagli architetti Enrico Del Debbio, Arnaldo Foschini e Vittorio Ballio Morpurgo vincitori di un concorso che volevano questo edificio in vari luoghi, si era ipotizzato anche che sorgesse lungo via dei Fori Imperiali. Doveva essere la sede nazionale del Partito Nazionale Fascista. Interrotti per la guerra, i lavori ripresero nel 1946 quando già era decisa la destinazione a ministero degli esteri. Con più di 1.300 stanze e nove piani, con una facciata lunga 169 metri e alta 51, è uno dei palazzi più grandi d’Italia insieme alla Reggia di Caserta. I lavori di costruzione terminarono nel 1959.
     All’interno si trova una importante raccolta di arte italiana contemporanea, in occasione delle giornate del Fai è aperta al pubblico. Sul piazzale antistante si trova la “Sfera grande” di Arnaldo Pomodoro (sua la scultura Novecento posta davanti al Palalottomatica all’Eur nel 2004, una fondazione a Milano presso la Darsena di porta Ticinese, vivente) di cui esistono una replica nella Gnam e un’altra nel cortile della Pigna all’interno dei palazzi Vaticani.

Siamo davanti allo stadio Olimpico.
Qui la Roma e la Lazio vi giocano dal 1953/54 e tutt’ora. Si trova nel quartiere Delle Vittorie, all’interno del Foro Italico, in viale dello Stadio Olimpico. Siamo alle pendici di monte Mario.
     Creato nel 1927 come stadio dei Cipressi su progetto di Enrico Del Debbio (autore del Foro Mussolini, Palazzo del Ministero degli Esteri con altri, la facoltà di Architettura a valle Giulia, la palestra di via Populonia), fu ricostruito nel 1937 da Luigi Moretti (autore dell’Accademia di Scherma, il Villaggio Olimpico e il quartiere di Decima). Durante la guerra venne usato come autoparco delle truppe alleate. Nel 1953 venne ampliato e parzialmento ricostruito da Annibale Vitellozzi (autore nuova stazione Termini, sede biblioteca nazionale), fu chiamato lo stadio dei Centomila, per la capienza. Lo stadio venne inaugurato con la partita Italia-Ungheria e con l’arrivo della tappa Napoli-Roma del Giro d’Italia. Con l’assegnazione a Roma delle Olimpiadi del 1960 fu ribattezzato stadio Olimpico nome che gli rimane tutt’ora. In occasione dei campionati del mondo del 1990, lo stadio è stato quasi completamente ricostruito (progetto di Vitellozzi e Clerici) e ricoperto da una tensostruttura bianca in acciao e teflon che causarono polemiche con gli ambientalisti (forte impatto visivo sulla collina di Monte Mario). Il costo previsto di 80 miliardi di lire salì fino a 200, causando una inchiesta giudiziaria. Da allora può ospitare al massimo 72.698 persone, che lo rendono il secondo stadio d’Italia dopo il Meazza. Qui venne giocata la finale di quei mondiali di calcio tra Germani Ovest e Argentina che videro la vittoria dei tedeschi. Ospita regolarmente competizioni ufficiali di atletica leggere come il Golden Gala dal 1980 e i campionati europei di atletica leggera nel 1974 e quelli mondiali del 1987.
     Nel periodo estivo è utilizzato per i concerti.

Ultima tappa lo stadio Flaminio.
     Nel parcheggio tra lo stadio Flaminio e il Palazzetto dello Sport si trovava lo stadio della Rondinella. Qui la Lazio giocò dal 1° novembre 1914 (inaugurazione dello stadio con la partita contro l’Audace vinta per 3-2) fino al 1931.
     Venne costruito nel 1914, ricostruito nel 1924 e dotato di tribuna coperta in legno, spogliatoi, docce,  abitazione del custode, spalti su tre lati, con una capienza di 15.000 spettatori. In attesa del trasferimento al campo Testaccio l’impianto ospita anche le partite della Roma, tra queste lo storico 9-0 contro la Cremonese vittoria casalinga con maggior reti di scarto nella storia del club giallorosso. Nel 1957 viene distrutto da un incendio, ciò che rimane viene abbattuto e trasformato in parcheggio.
   Dove oggi è lo stadio Flaminio era lo stadio Nazionale. Qui la Lazio giocò dal 1931 al 1953.
     Lo stadio nazionale venne costruito nel 1911, ristrutturato nel 1927 e ribattezzato Stadio del Partito Nazionale Fascista, dopo la guerra riprese il nome originario, dopo il disastro di Superga fu chiamato Stadio Torino, nel 1953 fu dismesso, nel 1957 demolito. Al suo posto venne costruito l’attuale Stadio Flaminio in previsione delle Olimpiadi di Roma del 1960.
     Il progetto dello stadio si deve a Marcello Piacentini, sorse presso villa Flaminia, i campi ippici di villa Glori e ai monti Parioli. Piacentini richiamò i tratti classici dei modelli ellenici, aveva la forma di una U allungata, l’ingresso era formato da due enormi corpi laterali che reggevvano colossali statue sedute della Forza e della Civiltà, internamente si trovavano quattro colonne onorarie congiunte da nastri e festoni di bronzo e sovrastate da statue in bronzo. Misurava 220 metri di lunghezza e 120 di larghezza, era affiancato da due lunghe gradinate raccordate da un lato a semicerchio, un altro lato era aperto per il pubblico. All’interno si trovavano piste podistiche e ciclistiche, dentro numerosi locali su due piani per l’Istituto Nazionale di Educazione Fisica, palestre, bagni, refettori, uffici e dormitori per atleti. Non fu mai utilizzato per incontri di calcio. Fu abbandonato durante la Grande Guerra.
     Lo stadio fu ristrutturato nel 1927 prendendo il nome di Stadio del Partito Nazionale Fascista, la tribuna centrale fu dotata di una tettoia a struttura in cemento armato per 7.000 posti. Sul lato di ingresso venne inserita una piscina all’aperto lunga 50 metri e larga 18, dotata di spalti. Internamente vi trovarono posto una vasca coperta, palestre, alloggi, uffici della direzione generale del Coni. Al centro venne realizzato un campo di calcio, la pista podistica venne trasformata in anulare. L’ingresso fu sostituito da una facciata classicheggiante con semicolonne e quattro sculture di Amleto Cataldi, oggi nei giardini del Villaggio Olimpico. Venne inaugurato ufficialmente il 25 marzo 1928 con una amichevole Italia – Ungheria, terminata 4-3. Il 24 maggio 1931 si ebbe la prima partita della Lazio, un derby finito in parità, seguito da una rissa che fu punita con la squalifica del campo di entrambe le squadre. Per i mondiali del 1934 venne eliminata la piscina e ampliato nella capienza. Dal 1940 anche la Roma iniziò a utilizzare questo stadio. Durante l’ultima guerra fu requisito dalle truppe alleate, Roma e Lazio usarono il Motovelodromo Appio e lo stadio della Rondinella. Nel 1953 lo stadio fu abbandonato da Roma e Lazio che preferirono il nuovo stadio Olimpico.

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