Eccoci alla partenza di largo Corrado Ricci.
Siamo in piazza della Libertà sotto alla lapide che ricorda la fondazione della Lazio.
In questa piazza venne fondata la Società
Podistica Lazio (solo nel 1925 rinominata Società Sportiva Lazio) il 9 gennaio
1900, da un gruppo di nove giovani con a capo il sottoufficiale dei
Bersaglieri, oltre che atleta podista, Luigi
Bigiarelli.
Luigi Bigiarelli aveva preso parte, come
sottufficiale dei Bersaglieri alla battaglia di Adua (1896) in cui perirono
oltre 5.000 soldati italiani. Con i fratelli si esercitava in allenamenti di
resistenza allo sforzo e velocità.
Il Bigiarelli desiderava partecipare al
Giro podistico di Castel Giubileo in programma per il 21 aprile 1900, ma ad
esso potevano partecipare solo atleti iscritti a società ufficiali, decise di
fondare una propria società sportiva con il fratello Giacomo e gli amici
Odoacre Aloisi, Arturo Balestrieri, Alceste Grifoni, Giulio Lefevre, Galileo
Massa, Alberto Mesones ed Enrico Venier. Adottarono come emblema l’aquila
imperiale di alcune legioni romane e come colori il bianco e il celeste che
richiamo i colori della Grecia, patria delle Olimpiadi.
Fin dai primissimi anni si rivelò la più
forte squadra di calcio della capitale, nel 1908 si affiliò alla FIF, la
Federazione Italiana Footbal, dal 1910 partecipò alle competizioni federali,
dal 1912 giocò in prima categoria. Fino allo scoppio della prima guerra
mondiale raggiunse la finalissima del torneo nazionale quattro volte, senza
però mai vincerlo. La finalissima del 1915 fu annullata a causa dello scoppio
della grande guerra.
Bigiarelli, dopo la fondazione della
Lazio, emigrò in Belgio per lavoro, diventò campione mondiale di podismo sul
tempo di mezz’ora (Km 6,742) e anche dell’ora al Bois de Boulogne di Parigi (Km
11,282), morì per una polmonite a 32 anni. Nel 2011 è stata individuata la sua
tomba nel cimitero della cittadina belga di Ixelles, uno dei comuni che formano
la città di Bruxelles, presso l’area che ospita le istituzioni dell’Unione
Europea. In occasione dei festeggiamenti per il centenario della Lazio,
tenutisi nello stadio Olimpico, l’attore Enrico Brignano, in una scenetta ha
interpretato Luigi Bigiarelli.
Eccoci in piazza Mazzini.
Qui era il primo impianto sportivo
utilizzato dalla Lazio, nel 1905 si trasferì al Parco dei Daini. Qui era la
piazza d’armi di Roma. Con questo termine architettonico si definivano quei
luoghi atti alle esercitazioni militari, o semplicemente usati per la raccolta
di truppe e pezzi d’artiglieria. Come ricordo tangibile della piazza d’armi di
Roma restano tutte le caserme lungo viale delle Milizie, tra questo e viale
Giulio Cesare. Molte di queste caserme sono state trasformate in uffici
giudiziari.
Eccoci al parco dei Daini.
Qui la Lazio giocò dal 1905 al 1913 quando
un tiro dell’attaccante Fernando Saraceni centrò in pieno volto una nobildonna
in carrozza, il marito era il prefetto Angelo Annaratone, la squadra fu
sfrattata dal campo.
Stiamo andando verso la Farnesina,
foto sul ponte della Musica Armando Trovaioli,
una volta tanto ci sono anch'io nella foto.
Siamo alla Farnesina, qui la Lazio giocò dal 1913 al
1914 poi si trasferì allo stadio della Rondinella.
Si trova nel quartiere Della
Vittoria, tra Monte Mario e il Tevere, porta questo nome perché un tempo i
terreni erano proprietà dei Farnese.
Il palazzo della Farnesina è sede del
Ministero degli Affari Esteri. Fu iniziato nel 1937 dagli architetti Enrico Del
Debbio, Arnaldo Foschini e Vittorio Ballio Morpurgo vincitori di un concorso
che volevano questo edificio in vari luoghi, si era ipotizzato anche che
sorgesse lungo via dei Fori Imperiali. Doveva essere la sede nazionale del
Partito Nazionale Fascista. Interrotti per la guerra, i lavori ripresero nel
1946 quando già era decisa la destinazione a ministero degli esteri. Con più di
1.300 stanze e nove piani, con una facciata lunga 169 metri e alta 51, è uno
dei palazzi più grandi d’Italia insieme alla Reggia di Caserta. I lavori di
costruzione terminarono nel 1959.
All’interno si trova una importante
raccolta di arte italiana contemporanea, in occasione delle giornate del Fai è
aperta al pubblico. Sul piazzale antistante si trova la “Sfera grande” di
Arnaldo Pomodoro (sua la scultura Novecento posta davanti al Palalottomatica
all’Eur nel 2004, una fondazione a Milano presso la Darsena di porta Ticinese,
vivente) di cui esistono una replica nella Gnam e un’altra nel cortile della
Pigna all’interno dei palazzi Vaticani.
Siamo davanti allo stadio Olimpico.
Qui la Roma e la Lazio vi giocano
dal 1953/54 e tutt’ora. Si trova nel quartiere Delle Vittorie, all’interno del
Foro Italico, in viale dello Stadio Olimpico. Siamo alle pendici di monte
Mario.
Creato nel 1927 come stadio dei Cipressi
su progetto di Enrico Del Debbio (autore del Foro Mussolini, Palazzo del
Ministero degli Esteri con altri, la facoltà di Architettura a valle Giulia, la
palestra di via Populonia), fu ricostruito nel 1937 da Luigi Moretti (autore
dell’Accademia di Scherma, il Villaggio Olimpico e il quartiere di Decima).
Durante la guerra venne usato come autoparco delle truppe alleate. Nel 1953
venne ampliato e parzialmento ricostruito da Annibale Vitellozzi (autore nuova
stazione Termini, sede biblioteca nazionale), fu chiamato lo stadio dei Centomila,
per la capienza. Lo stadio venne inaugurato con la partita Italia-Ungheria e
con l’arrivo della tappa Napoli-Roma del Giro d’Italia. Con l’assegnazione a
Roma delle Olimpiadi del 1960 fu ribattezzato stadio Olimpico nome che gli
rimane tutt’ora. In occasione dei campionati del mondo del 1990, lo stadio è
stato quasi completamente ricostruito (progetto di Vitellozzi e Clerici) e
ricoperto da una tensostruttura bianca in acciao e teflon che causarono
polemiche con gli ambientalisti (forte impatto visivo sulla collina di Monte
Mario). Il costo previsto di 80 miliardi di lire salì fino a 200, causando una
inchiesta giudiziaria. Da allora può ospitare al massimo 72.698 persone, che lo
rendono il secondo stadio d’Italia dopo il Meazza. Qui venne giocata la finale
di quei mondiali di calcio tra Germani Ovest e Argentina che videro la vittoria
dei tedeschi. Ospita regolarmente competizioni ufficiali di atletica leggere
come il Golden Gala dal 1980 e i campionati europei di atletica leggera nel
1974 e quelli mondiali del 1987.
Nel periodo estivo è utilizzato per i
concerti.
Ultima tappa lo stadio Flaminio.
Nel parcheggio tra lo stadio Flaminio e il Palazzetto dello Sport si trovava lo stadio della Rondinella. Qui la Lazio giocò dal 1° novembre 1914 (inaugurazione
dello stadio con la partita contro l’Audace vinta per 3-2) fino al 1931.
Venne costruito nel
1914, ricostruito nel 1924 e dotato di tribuna coperta in legno, spogliatoi,
docce, abitazione del custode, spalti su
tre lati, con una capienza di 15.000 spettatori. In attesa del trasferimento al
campo Testaccio l’impianto ospita anche le partite della Roma, tra queste lo
storico 9-0 contro la Cremonese vittoria casalinga con maggior reti di scarto
nella storia del club giallorosso. Nel 1957 viene distrutto da un incendio, ciò
che rimane viene abbattuto e trasformato in parcheggio.
Dove oggi è lo stadio Flaminio era lo stadio Nazionale. Qui la Lazio giocò dal 1931 al
1953.
Lo stadio nazionale venne costruito nel
1911, ristrutturato nel 1927 e ribattezzato Stadio del Partito Nazionale
Fascista, dopo la guerra riprese il nome originario, dopo il disastro di
Superga fu chiamato Stadio Torino, nel 1953 fu dismesso, nel 1957 demolito. Al
suo posto venne costruito l’attuale Stadio Flaminio in previsione delle
Olimpiadi di Roma del 1960.
Il progetto dello stadio si deve a
Marcello Piacentini, sorse presso villa Flaminia, i campi ippici di villa Glori
e ai monti Parioli. Piacentini richiamò i tratti classici dei modelli ellenici,
aveva la forma di una U allungata, l’ingresso era formato da due enormi corpi
laterali che reggevvano colossali statue sedute della Forza e della Civiltà,
internamente si trovavano quattro colonne onorarie congiunte da nastri e
festoni di bronzo e sovrastate da statue in bronzo. Misurava 220 metri di
lunghezza e 120 di larghezza, era affiancato da due lunghe gradinate raccordate
da un lato a semicerchio, un altro lato era aperto per il pubblico. All’interno
si trovavano piste podistiche e ciclistiche, dentro numerosi locali su due
piani per l’Istituto Nazionale di Educazione Fisica, palestre, bagni,
refettori, uffici e dormitori per atleti. Non fu mai utilizzato per incontri di
calcio. Fu abbandonato durante la Grande Guerra.
Lo stadio fu
ristrutturato nel 1927 prendendo il nome di Stadio del Partito Nazionale
Fascista, la tribuna centrale fu dotata di una tettoia a struttura in cemento
armato per 7.000 posti. Sul lato di ingresso venne inserita una piscina
all’aperto lunga 50 metri e larga 18, dotata di spalti. Internamente vi
trovarono posto una vasca coperta, palestre, alloggi, uffici della direzione
generale del Coni. Al centro venne realizzato un campo di calcio, la pista
podistica venne trasformata in anulare. L’ingresso fu sostituito da una
facciata classicheggiante con semicolonne e quattro sculture di Amleto Cataldi,
oggi nei giardini del Villaggio Olimpico. Venne inaugurato ufficialmente il 25
marzo 1928 con una amichevole Italia – Ungheria, terminata 4-3. Il 24 maggio
1931 si ebbe la prima partita della Lazio, un derby finito in parità, seguito
da una rissa che fu punita con la squalifica del campo di entrambe le squadre.
Per i mondiali del 1934 venne eliminata la piscina e ampliato nella capienza.
Dal 1940 anche la Roma iniziò a utilizzare questo stadio. Durante l’ultima
guerra fu requisito dalle truppe alleate, Roma e Lazio usarono il Motovelodromo
Appio e lo stadio della Rondinella. Nel 1953 lo stadio fu abbandonato da Roma e
Lazio che preferirono il nuovo stadio Olimpico.
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